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Con il suo libro “Lovolio” Cosimo Damiano Guarini suona un inno dedicato all’olio d’oliva

30 dicembre 2014

Con il suo libro “Lovolio” Cosimo Damiano Guarini suona un inno dedicato all’olio d’oliva

Ascoli Satriano (Foggia) – Un giovane agronomo innamorato follemente dell’olio d’oliva che cerca in ogni modo di promuoverlo e un team di esperti del settore che cerca di dargli manforte, perché far conoscere le proprietà di un prodotto così diffuso non è facile come sembra. Così è nato Lovolio, libro scritto da un giovane agronomo di Montalbano Fasano, in Provincia di Brindisi. Ho avuto la fortuna di conoscere Cosimo in occasione del Salone del Gusto di Torino, svoltosi a fine ottobre, durante una conferenza. Lì ho capito come, nonostante le difficoltà economiche che affliggono il nostro Paese, ci sono ancora giovani che fanno di tutto per rimanere attaccati alla loro terra e coltivarla. Cero, Cosimo non è un agricoltore, tuttavia penso che nella sua passione si possa benissimo riassumere lo spirito di tutti coloro che partecipano, direttamente o no, al tanto declamato “ritorno alla terra”. Se quella appena conclusa è una sorta di premessa del libro, mi sembra giusto convincere i miei venticinque lettori a comprare questo libro, un vero e proprio inno all’olio d’oliva, in cui si parla della sua storia, dei suoi usi nella storia (è curioso sapere che i Greci, che fecero della coltivazione dell’olio quasi un rito sacro, non lo usarono molto per scopi alimentari, ma soprattutto come detergente e per scopi curativi, mentre furono i Romani i primi a farne un uso alimentare massiccio) e, capitolo che ritengo piuttosto interessante, anche dei suoi sviluppi futuri. Uno degli obiettivi di questo libro è, a mio parere, proprio quello di farci capire che l’olivicoltura, e in particolare l’olivicoltura italiana, non è affatto giunta al capolinea, bensì ha ancora molte possibilità di sviluppo e di miglioramento. Proprio riguardo ciò, Guarini consiglia di puntare sulla qualità delle nostre olive, che sono a livelli di eccellenza mondiale, e non sulla quantità. Infatti, nazioni come la Spagna, Tunisia e Turchia possono contare su uliveti sconfinati da noi inesistenti. Ciò che, tuttavia, nel mondo non si trova è la bellezza dei nostri luoghi, con masserie barocche circondate da ulivi e altri alberi da frutto. La nostra vera ricchezza è, quindi, la biodiversità, che genera sempre qualità, ma non quantità. Rifiutando, quindi, la mera ricerca della quantità noi non perdiamo fonti di guadagno, bensì diventiamo più competitivi sul piano internazionale perché gli stranieri possono associare il nostro olio ad un olio di qualità (sempre se riusciamo a bloccare il problema contraffazione). Penso sia questo ciò che il libro ci vuole trasmettere. Penso proprio che Cosimo Damiano Guarini ci voglia invitare a lottare per il nostro olio d’oliva. Non possiamo che dargli ragione. Luigi M. D’Auria

 

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