Campobasso – Domenica 26 agosto presso Palazzo Japoce, sede del Polo Museale del Molise a Campobasso, si è svolta la presentazione del libro “Che Mondo Sarebbe” di Cinzia Scaffidi. Si tratta di un saggio che tratta in maniera diffusa della comunicazione e della pubblicità legata al mondo del cibo, cercando di analizzare le strategie comunicative delle grandi aziende. Insieme all’autrice, presente sul palco anche lo chef “stellato” Niko Romito, abruzzese che nel suo ristorante “Reale” di Castel di Sangro ha sempre cercato di dare al cibo una connotazione di una vera e propria “ricerca” quasi scientifica.
La prima parte della presentazione, l’autrice ha inteodotto le principali tematiche del libro, una vera e propria ricerca su un tema delicato come quello della comunicazione del cibo. A partire da “Carosello”, le grandi aziende alimentari hanno sempre cercato di arricchire i loro prodotti di una narrazione che li rendesse molto simili a prodotti artigianali. A differenza di tutti gli altri settori, infatti, quello del cibo é un mondo che guarda perennemente al passato, nel tentativo (spesso riuscito) di far ricordare al consumatore i sapori di una “civiltà contadina” che sembra dimenticata e che, invece, si può ritrovare proprio nel prodotto che viene pubblicizzato.
Nel corso del proprio intervento, Cinzia Scaffidi ha anche parlato dell‘evoluzione della comunicazione del cibo. I grandi show dedicati al mondo del cibo hanno trasformato gli stessi cuochi in veri e propri testimonial. A differenza di uno sportivo di successo o di un grande attore (che, non essendo competente in materia di cibo, si trova a “recitare una parte” all’interno dello spot), il grande cuoco riesce a dare una patina di artigianalità in più a prodotti che, molto spesso, non presentano quasi nulla di artigianale.
Molto interessante anche il contributo del cuoco Niko Romito, che ha parlato del rapporto tra “quantità“ e ”qualità”, due concetti che, soprattutto nel mondo del cibo, vengono spesso considerati antitetici. Secondo lo chef abruzzese, tuttavia, non è sempre così. Come nell’esempio del pane (frutto di un’attenta ricerca su miscele e grani antichi, presto sui banchi delle gastronomie di diverse zone d’Italia) prodotto dal suo laboratorio (contiguo al ristorante “Reale), infatti, un’attento studio delle materie prime e delle lavorazioni in grado di valorizzarle può consentire al produttore di coniugare un’elevata qualità a delle produzioni simili a quelle di un’azienda medio-piccola.
Al termine della presentazione del libro, la splendida cornice della terrazza di Palazzo Japoce ha ospitato una degustazione di prodotti tipici molisani, con particolare attenzione ai prodotti e ai produttori della condotta Slow Food del Molise. Tutti i produttori presenti, sono anche tra i promotori del mercato agricolo e contadino coperto di Campobasso, una realtà che punta a stabilire un contatto diretto fra consumatori attenti e produttori d’eccellenza, ma anche a costituire un laboratorio dedicato alle buone pratiche alimentari e a un consumo ”consapevole” e attento, secondo lo spirito di Slow Food e dei produttori molisani come Nicola Delvecchio, uno degli esempi per i giovani che puntano a “tornare” a fare gli agricoltori. I produttori della condotta saranno presenti anche alla prossima edizione di Slow Food, che si svolgerà a settembre a Torino. Il Molise, oltre ad essere parenti con i suoi produttori, organizzerà anche una serie di incontri (almeno quattro) nella cornice dei ”Mercati della Terra” che si terranno a Lingotto Fiere a Torino. Donato D’Auria