Costigliole (At) – Nella prestigiosa cornice del Castello di Costigliole d’Asti, il Consorzio Barbera d’Asti ha celebrato i dieci anni del riconoscimento come Docg di uno dei vini più “pop”, ma anche più sottovalutati, del panorama enologico italiano. La Barbera, come viene chiamata dagli appassionati più attenti e dai puristi, é stato per molto tempo un vino sottovalutato dai più, nonostante faccia parte del patrimonio culturale ed enogastronomico piemontese da secoli, ma negli ultimi anni é stato in grado di prendersi delle belle rivincite, crescendo sotto ogni punto di vista grazie all’impegno del Consorzio e dei produttori.
Nel corso del grande evento svoltosi nel castello, parte della giornata di festa organizzata dal Consirzio sabato 2 marzo, é intervenuto anche il medico Giorgio Calabrese, che ha lodato gli effetti benefici del vino come vero e proprio cibo da degustare, apprezzare e di cui non abusare, puntando sulla qualità e non sulla qualità. Presente a questa festa riflessione anche Giorgio Ferrero, Assessore all’Agricoltura del Piemonte, che ha rivendicato i successi di politiche attente a rivitalizzare un vitigno sottovalutato in soli dieci anni, facendo crescere in maniera sensibile il numero di ettari coltivati, tornati recentemente sopra i 4000. Da non dimenticare, in ogni caso, anche il monito del Professor Antonio Fino, docente all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, che ha invitato politici, produttori e dirigenti del consorzio a vigilare continuamente sui disciplinari, che devono tenere conto delle esigenze del territorio, ma anche di un mondo del vino in continua evoluzione.
Dopo il pranzo sontuoso organizzato nel castello, non sono momenti di confronto fra i partecipanti (fra cui erano presenti produttori, giornalisti e membri del direttivo del Consorzio), che hanno parlato del futuro di un vino che, ad oggi, é diventato una realtà conosciuta anche all’estero, come testimoniato dai prestigiosi riconoscimenti ottenuti negli Usa dal Nizza Cipressi 2015 di Michele Chiarlo, ma che deve ancora far conoscere al pubblico più esigente la propria storia, sfruttando anche le connessioni con un territorio dove le bellezze artistiche e paesaggistiche non mancano.
Le prospettive di crescita per la Barbera Docg, dunque, non mancano, anche se non si può negare che, in solo dieci anni, il Piemonte ha recuperato uno dei propri vigneti storici, a lungo dimenticato e quasi “nascosto”. Oggi, però, i produttori, anche quelli medio-piccolo hanno cambiato totalmente la percezione di questo vino presso il grande pubblico, impegnandosi in un meticoloso lavoro di ricerca, ma senza dimenticare le tradizioni. Donato D’Auria