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Agroalimentare

Gli Italiani hanno diminuito il consumo di patate

30 gennaio 2015

Gli Italiani hanno diminuito il consumo di patate

Interessante analisi della Romagnoli F.lli Spa sulla stagione di coltivazione di patate in Italia; la produzione nazionale è stata ottima, ma i consumi in flessione tra il 5 e il 7%: questa contraddizione riassume il consuntivo di un 2014 al di sotto delle aspettative per chi produce e commercializza patate nel nostro Paese e condiziona il mercato anche nella primissima parte del 2015, con scorte di prodotto italiano che restano del 10-15% superiori alla media con qualche distinguo tra una areale produttivo e l’altro.

La difficoltà di un alimento tanto popolare, accessibile e saldamente inserito nella tradizione gastronomica italiana, suona in aperto contrasto con un periodo di recessione, dove a rigor di logica i cibi altamente nutrienti, versatili e a costo contenuto dovrebbero conoscere un momento favorevole.

Quali sono le ragioni di questa apparente disaffezione dei consumatori nei confronti della patata? Secondo Romagnoli Fratelli SpA, impresa di famiglia bolognese, attiva nel settore della lavorazione e commercializzazione di prodotti ortofrutticoli, in particolare di patate, che occupa 60 dipendenti e bilancio di circa 33 milioni di euro, le chiavi di lettura sono due: una interna alla filiera pataticola e una più legata alla crisi economica e all’evoluzione dei consumi.

Da un lato, l’andamento negativo del 2014 non ha interessato solo il mercato italiano, dove il consumo complessivo di patata è sceso da 2,1 a circa 1,9 milioni di tonnellate, ma anche le aree di produzione e di fortissimo consumo dell’Europa settentrionale.

In entrambi i casi, nel corso dell’anno è stata immessa sul mercato anche una consistente quantità di prodotto di scarsa qualità a causa dell’andamento climatico non sempre favorevole, che ha alimentato la continua depressione del prezzo e la progressiva riduzione dei consumi.

La pubblicità non è un fattore di spinta, perché le patate sono un prodotto a consumo rigido, vale a dire che i consumatori non reagiscono al prezzo promozionale mangiando più patate del solito, ma spostano l’acquisto sul prodotto in promozione. In questo modo, l’unico effetto sortito da quotazione costantemente e innaturalmente basse è stato mandare in crisi la sostenibilità della filiera. Difatti, i riflessi negativi della campagna produttiva e commerciale 2014 non hanno tardato a farsi sentire a livello di aziende agricole sotto forma di riduzione delle superfici destinate alla coltivazione della patata. Tutti i principali areali dell’Italia meridionale fanno registrare una contrazione delle superfici investite, con in cima la Campania.

Se confermata al termine delle semine, questa situazione creerà i presupposti per un riequilibrio tra offerta e domanda a partire dai prossimi mesi di aprile e maggio.

D’altro canto non si possono sottovalutare gli effetti della crisi economica e, ancor più, dell’evoluzione in atto negli stili di vita e di consumi degli italiani. Crisi che ha portato un’ulteriore stretta sui consumi, anche essenziali come le patate. Ufficio Stampa Romagnoli F.lli SpA

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