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Eventi internazionali

Decima edizione di Cheese a Bra

28 giugno 2015

Decima edizione di Cheese a Bra

Bra – Per la decima volta Bra sarà, per quattro giorni, la capitale mondiale del formaggio. Una kermesse di altissimo livello, splendidamente organizzata da Slow Food, che, nata con l’intento di far conoscere la realtà dei produttori di forme di latte, è diventato col tempo uno degli appuntamenti da segnati in rosso per tutti coloro che fanno del buon cibo un vero e proprio stile di vita. Visto il successo ottenuto, è ovvio che anche in questa edizione “Cheese” cercherà di non snaturarsi, ma allo stesso tempo vorrà continuare a crescere e a migliorare, come vuole il suo promotore e fondatore Carlo Petrini. Infatti, se all’atto della fondazione l’intento di “Cheese” era quello di far conoscere al grande pubblico la realtà della produzione del formaggio di qualità, oggi il compito che l’esposizione si prefigge e quello di far capire che, se da un lato l’attenzione verso l’agroalimentare è aumentata, dall’altro il cammino non è ancora concluso se, come dice Petrini all’inizio della conferenza stampa:”In questo Paese il latte costa ancora 30 centesimi al litro”. Un altro intento di Cheese è quello di far conoscere le realtà dei piccoli produttori (il nostro giornale ha visitato il caseificio “La Meiro” di Castelmagno), sia italiani che stranieri. Proprio per questo, ogni due anni (la manifestazione è biennale) è presente un paese straniero ospite. Quest’anno è la volta della Spagna che, per stessa ammissione di due suoi celebri affondatori di formaggio presenti alla presentazione (Jesus Pombo Lanza ed Enrique Ojanguren), ha bisogno di eventi come questo per presentarsi al mondo. A proposito di affinatori  di formaggi, sarebbe bello che questo mestiere così antico tornasse anche in Italia, dove purtroppo è scomparso, lasciando spazio solo alla produzione di tipo industriale. 

Oltre agli ospiti internazionali, troveranno, ovviamente, spazio anche i casati nostrani, che propongono spesso eccellenze poco considerate dal grande pubblico, che, come sottolineato da Piero Sardo (Presidente di Fondazione Slow Food), si fida ancora troppo di pubblicità fuorvianti che non hanno niente a che vedere con un’onesta etichettatura. Ecco, penso che quest’ultima sia una battaglia da portare avanti, sia nel mondo dei formaggi che in tutti gli altri settori dell’agroalimentare: senza una corretta etichettatura e un giusti consumo critico è impossibile che i piccoli produttori, anche di formaggi celebri, superino la crisi. Perché senza il piccolo produttore, è bene ricordarlo, tutto quello che oggi viene definito il mondo del “food” perde le eccellenze che diffondono il Made in Italy in tutto il mondo. Luigi M. D’Auria

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