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Paesaggio

Slow Food propone una due giorni per salvare gli Appennini

18 ottobre 2015

Slow Food propone una due giorni per salvare gli Appennini


Castel del Giudice (Is) – Si é conclusa ufficialmente la due giorni organizzata da Slow Food per salvare gli Appennini, catena montuosa troppo spesso considerata una “figlia di un dio minore”, soprattutto se si paragonano i volumi di visibilità internazionale, flussi turistici e ritorno economico per le popolazioni con quelli delle Alpi. Purtroppo, la cementificazione selvaggia, lo spopolamento e la crisi economica hanno distrutto un territorio bellissimo e diverso che va dalla Liguria alla Calabria, attraversando alcune delle zone meno considerate del nostro Paese, come la Lucania, il Molise, i Monti Dauni e l’entroterra ligure. Tutte zone che hanno bisogno di un nuovo sviluppo, diverso da quello degli anni ’60 (fatto solo di abusi edilizi e ingiustificato gigantismo), che valorizzi le tradizioni, i prodotti e le popolazioni locali.  Proprio per questo si sono incontrati giornalisti, delegati di Slow Food, membri della società civile e produttori che, nella prestigiosa sede del Castello di questo splendido borgo, si sono incontrati per discutere attraverso quattro tavoli tematici di sviluppo sostenibile per tutti gli Appennini. Particolarmente interessante il tavolo tematico che parlava di sviluppo attraverso lo sport e il turismo sostenibile. Per quanto riguarda il primo, mi sembra giusto parlare di ciclismo e in particolare di Giro d’Italia che, nonostante abbia vissuto momenti mitici (uno su tutti quello di l’Aquila 2009) proprio sulle brevi ma dure salite appenniniche, spesso si dimentica di passare di qui per la disorganizzazione degli enti competenti. Per quanto riguarda, invece, il turismo, mi sembra giusto sottolineare come molti borghi della dorsale appenninica abbiano deciso di diventare “alberghi diffusi”, valorizzando la collaborazione e le tipicità del luogo. Uno degli esempi di questo fenomeno é lo stesso Castel Giudice, uno dei motori di quella “rinascita” delle tradizioni molisane, portata avanti da grandissimi imprenditori del settore, tra i quali Nicola Del Vecchio e Michelino Lucarelli. Dunque, finalmente molti territori italiani stanno capendo che non é necessario essere una grande città o un luogo celebrato dal cinema per essere una metà turistica. Nel mondo esistono tantissime persone disposte a visitare, attraverso un turismo consapevole, luoghi incontaminati come gli appennini, Non resta altro che portarli in luoghi splendidi, come i Piani di Castelluccio in Umbria e Bovino in Puglia. Non ci resta che augurare buon lavoro a tutti i delegati, sperando che tutte le idee “partorite” da questi Stati Generali degli Appennini possano tradursi in soluzioni concrete, come da tradizione di Slow Food. Luigi M. D’Auria

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