L’appuntamento, per le ore 20 di una serata torinese di primavera, è di quelli interessanti. L’invito al ristorante “ Kay Essenza Peruviana “ non può lasciarmi indifferente ma anzi mi affascina molto perché mi giunge da due care amiche peruviane che ho conosciuto di recente e che mi vogliono introdurre a conoscere la cucina della loro terra, in un luogo dove io possa respirare quell’atmosfera calda ed accogliente tipica del loro mondo geograficamente a noi lontano ma che traspare anche dai loro volti sempre sorridenti. Ci troviamo nella zona “ Crocetta” della città, una zona elegante e tranquilla dove trovar parcheggio di fronte al locale, a sera, è stato facile. Kay in peruviano significa “ essenza “ e la loro cucina, che sta sempre più incontrando l’apprezzamento anche dei più esigenti palati europei, ne è estremamente ricca.
L’ambiente è reso accogliente dalla presenza di molto legno nei tavoli, sulle pareti, nel bellissimo parquet bicolore. Tutto è pulito e curato senza nulla di lezioso. Percorre la sala un lungo bancone chiaro, dove si può degustare velocemente un piatto: la cancha andina, i loro grani di mais tostato e le varie empanaditas, le bolitas sorseggiando una bevanda in modo veloce e disinvolto mentre dalla cucina retrostante compare con precisa puntualità la grande “ toque blanche “ l’inconfondibile cappello dello chef Martìn Rìos che, con il suo fare amichevole e disponibile, presenta via via i piatti da portare ai tavoli. In sala ci accoglie Cristopher Abarca che mi spiega con solerte pazienza, grande professionalità e comprensibile orgoglio ogni preparazione, ogni piatto proposto nelle sua versione originale.
A farla da padrone di casa però sicuramente è il Pisco, la bevanda nazionale del Perù, sempre più conosciuta in tutto il mondo, che ci accompagna in tutta la serata nelle sue differenti versioni, preparate dal barman Alexander Sanchez e proposti al Kay nel marchio Porton , di sicura eccellenza. Il Pisco nasce da un’acquavite che raggiunge i 42 ° e che viene ricavato dalla distillazione del mosto d’uva, pur facendo parte dei brandy. Ma passiamo alla tavola: per me ovviamente è stato scelto il menu degustazione con un’ alternanza sapientemente dosata di sapori e di spezie che hanno saputo incontrare anche il gusto del mio palato poco avvezzo ai piatti speziati. Apre un ottimo “ cebiche” di pesce e frutti di mare marinato in succo di limone, sedano, coriandolo e l’immancabile peperoncino. A seguire la “ causa limena” che esalta l’uso delle patate che nella cucina peruviana contano ben 3000 varietà di tuberi, qui ridotto in purea con aggiunta di pollo a tocchetti e mantecati con spezie e lime. E’ poi la volta dei “patacones “ a base di platano verde dell’Amazzonia peruviana. Non poteva mancare lo squisito “ lomo saltado”, un antico piatto tradizionale che risale al XIX secolo e che risente della loro influenza cinese, a base di carne di manzo saltata ad alta temperatura nell’wok e quasi caramellata con la salsa di soia, cucinata con verdure e peperoncino giallo del Perù. A terminare un assortimento di dolci tra cui gli “ alfajores “, frollini ripieni di dulce de leche. A questo punto mi permetto un unico suggerimento: la prossima volta vorrei trovare delle belle tovaglie o tovagliette sui tavoli perché ritengo che questa eccellente cucina colorata e vivace le merita !
Per vivere appieno questo locale bisogna lasciarsi consigliare affidandosi alle cure, che qui non mancano, di chi il Perù e la sua essenza ce l’ha nel proprio DNA. Per una volta almeno è d’obbligo lasciarsi andare ad emozioni gustative poco familiari, senza volersi imporre con le proprie scelte abbandonandosi a tutte le sensazioni che questa tavola di grande personalità può offrire, e sono tante, con i suoi variatissimi accostamenti, per molti palati ancora in gran parte sconosciuti.
Consiglio caldamente questo ristorante che di sicuro è entrato nella lista dei locali da me preferiti nella mia Torino, dove ho potuto soddisfare appieno la mia innata voglia di scoprire sempre nuovi volti e nuovi mondi, facendo esperienza di gusti e ricette innovative e sconosciute, questa volta tutto assolutamente peruviano.
Patrizia Foresto