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Degustando

La camaiola, antico vitigno sannita, presto nel registro delle varietà di vite

09 aprile 2019

A circa un anno di distanza dalla specifica richiesta avanzata dall’Associazione Imbottigliatori Castelvenere (Aic), grazie anche a recenti documentazioni storiche, si delinea la concreta possibilità di giungere all’importante risultato di veder finalmente iscritto il nome di questo vitigno tra le circa cinquecento varietà di uve da vino che conta il citato Registro istituito nel 1969 e che temporaneamente viene modificato e integrato.

Nel corso dell’incontro ‘Camaiola Day’, svoltosi il 23 marzo u.s. a Castelvenere, è stato infatti tracciato il percorso che porterà a breve ad avanzare la specifica richiesta al Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo. Ad accogliere le istanze avanzate dai produttori presenti all’incontro c’erano I rappresentanti del Sannio Consorzio Tutela Vini (il vicepresidente Carmine Coletta, presidente della Cantina di Solopaca), della Regione Campania (Giampaolo Parente, dirigente UOD Servizio territoriale provinciale di Benevento) e della compagine governativa (l’onorevole Pasquale Maglione, componente della Commissione Agricoltura – Camera dei Deputati).

Si tratta di un lavoro di estrema importanza, considerato che la certezza dell’identità varietale rappresenta un requisito sempre più rilevante nelle moderne viticoltura ed enologia. Interessati tantissimi vitivinicoltori sanniti, molti dei quali concentrati nelle campagne telesine che da sempre costituiscono l’habitat ideale di questo vitigno. Per questi motivi l’iscrizione al Registro della camaiola costituirebbe una notevole opportunità per il Sannio, su cui sono puntati i riflettori della comunicazione per il riconoscimento di ‘Città Europea del Vino’, assegnato ai Comuni di Castelvenere, Guardia Sanframondi, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso grazie al progetto ‘Sannio Falanghina’ realizzato in rete.

Al fine di raggiungere questo storico obiettivo, si sta lavorando alla stesura della documentazione necessaria ad avanzare la richiesta di iscrizione. Uno studio che illustrerà le peculiarità viticole ed enologiche del vitigno. Si partirà dalle analisi molecolari di cui si è già in possesso e che hanno, più volte, evidenziato di trovarsi di fronte ad una varietà differente da qualsiasi altra conosciuta finora. Si dovrà provvedere anche al corredo di notizie agronomiche ed enologiche, un compito non difficile considerato che parliamo di un’uva di cui già si conoscono con estrema contezza i caratteri fenotipici e produttivi, essendo già ampiamente disponibile una sua carta di identità. Così come si conosce bene il frutto delle sue vinificazioni, che comprovano le ottime caratteristiche qualitative dell’uva.

L’elemento centrale di questo lavoro è costituito dalla presentazione di una dettagliata ricerca storica che si fa forte del contributo editoriale che è stato presentato lo scorso 3 aprile a Castelvenere. ‘Sulle tracce del vitigno camaiola – Vitigni storici e opportunità turistiche’ è il titolo dell’opuscolo che è stato realizzato (così come l’incontro ‘Camaiola Day’) grazie alle opportunità messe in campo dal progetto ‘Cantine al Borgo – Luoghi e protagonisti del risorgere del vitigno camaiola’ promosso dal Comune di Castelvenere e cofinanziato dal POC Campania 2014 – 2020 ‘Rigenerazione urbana, politiche per il turismo e la cultura’.

Il vitigno in questione porta il nome di Barbera, ma nulla a che vedere con l’omonimo piemontese. A tal proposito anche a Torino, grazie all’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino) sezione di Torino, è stata proposta una serata (giovedì 4 aprile u.s.) che ha dato ai presenti l’opportunità di partecipare ad un viaggio alla scoperta di questo autoctono rimarcando le differenze che si riscontrano con la Barbera d’Asti ed evidenziando le similitudini con un altro piemontese, il Ruchè di Castagnole Monferrato. Ne hanno parlato Pasquale Carlo, giornalista tra i massimi esperti di vitigni e vini campani, coordinatore per la Campania della Guida Vinibuoni d’Italia nonché presidente del consiglio comunale di Castelvenere e Claudio Dacasto, enologo piemontese. Malico

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