Foggia – Sono passati dieci anni dal celebre referendum sull’acqua pubblica, ma la situazione idrica di grandi zone del nostro Paese é ancora critica: molti parlano di una consultazione “tradita” dalle istituzioni, anche se sarebbe più corretto parlare di un errore nella definizione degli obiettivi. L’acqua, infatti, é un “bene comune” pubblico, mentre la sua gestione é questione diversa e continua a riguardare anche soggetti privati.
Particolarmente critica resta la situazione della Capitanata e della Puglia: il 37% dell’acqua gestita dall’acquedotto Pugliese viene persa a causa di perdite non riparate o di furti d’acqua. La situazione é complicata anche per quanto riguarda il Consorzio per la Bonifica della Capitanata (che grazie agli appetibili fondi del Pnrr potrebbe anche essere acquistato da Acquedotto Pugliese), nel cui territorio le criticità sono cresciute negli ultimi anni, sia a causa di un rimpallo di responsabilità fra politica e settore privato che per il mancato ascolto delle istanze di diverse associazioni di contadini e produttori, come Rete Spac ( Sistema Produttivo Agricolo Capitanata), in prima linea nel cercare di migliorare la trasparenza nel rapporto fra Consorzio e utenti. Donato D’Auria