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Degustando

Guida Essenziale ai Vini d'Italia 2019

15 ottobre 2018

Guida Essenziale ai Vini d’Italia 2019

Daniele Cernilli, alias Doctor Wine, ha presentato l’ultima edizione della sua guida nel capoluogo lombardo. Anche quest’anno i “faccini” della “Guida essenziale ai vini d’Italia” di Daniele Cernilli, presentata ieri a Milano, rappresentano il simbolo più noto di queste 653 pagine che descrivono 1.134 aziende per un totale di 2.809 vini recensiti. Ecco i vincitori di quest’anno.

Il migliore “vino rosso dell’anno” è il Bolgheri Sassicaia 2015 della Tenuta San Guido che ha appena festeggiato i 50 anni di vita: infatti quella del 1968 fu la prima ad essere immessa sul mercato.

Il “bianco dell’anno”, è un ex aequo tra il Fiano di Avellino Stilema 2015 del campano Mastroberardino e Solo MM2015 del friulano Paolo Vodopivec.

Il “rosato dell’anno” è il Graminè 2016 di Longariva: un rosato-ramato prodotto da uve pinot grigio da Marco e Rosanna.

Il “vino vivace dell’anno” cioè, il Franciacorta Annamaria Clementi riserva 2008 di Cà del Bosco, che è un’azienda sempre di altissimo livello qualitativo.

Invece il “vino dolce dell’anno” arriva da Marsala, si tratta del “Vecchio Samperi Quarantennale” di Marco De Bartoli: una riserva eccezionale che ha iniziato l’invecchiamento nel 1978.

Sempre in Sicilia, ma sull’Etna, è stato premiato “l’esordio vincente”, Sicilia Alberelli di Giodo 2016 del Podere Giodo. Si tratta di un vino realizzato dal famoso enologo fiorentino Carlo Ferrini.

Il “vino dal miglior rapporto qualità/prezzo”, è calabrese ed è prodotto da Librandi: Cirò rosso classico superiore Duca di San Felice riserva 2014.

Il premio “qualità diffusa” è stato invece assegnato al Secco Bertani original vintage 2015.

Il “produttore emergente” è il piemontese Balbiano, famoso per la Freisa di Chieri, che ha recuperato la Vigna della Regina, ubicata sulla collina che domina Torino, in collaborazione con l’Università di Torino e il Cnr, producendo da una vigna presente in città, poco più di 4.000 bottiglie di Freisa.

L’”azienda dell’anno” è Antinori che al Chianti classico ha affiancato vini prodotti da tenute di proprietà in Umbria, Lombardia e Puglia, ma sempre con l’occhio attento alla qualità.

L’”enologo dell’anno” è Beppe Viola, enologo piemontese che contribuisce alla produzione di moltissimi ottimi vini italiani.

Il “premio per la cooperazione” è andato alla Kellerei Bozen/Cantina di Bolzano, per la realizzazione della nuova cantina dal basso impatto paesaggistico ispirata ai principi dell’ecosostenibilità.

Al bravissimo imprenditore marchigiano 83enne Massimo Bernetti, artefice della cantina Umani Ronchi, va il premio “una vita per il vino”.

“Premio per la vitienologia sostenibile” assegnato a Marco Casolanetti. Profeta dei piccoli viticoltori piceni, i cosiddetti invisibili, un è grande interprete di una viticoltura estremamente rispettosa dell’ambiente e di un’enologia il meno invasiva possibile.

Premiati anche gli 11 vini con il miglior rapporto qualità/prezzo e i 27 migliori vini da monovitigno. A seguire la carrellata finale della declamazione dei vincitori dei “faccini” a cui ha fatto seguito la degustazione di oltre 150 vini, tutti di livello alto. Ovviamente la nostra redazione era presente. Malico

Walter Massa e Ampelio Bucci, un pezzo di storia del vino italiano

(foto: Sebastiano Spina)

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