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Scoperchiamo la pentola

Lo Street Food fenomeno dell'anno: abbiamo sentito l'ideatore in Italia, Maurizio Cimmino, Ceo To Business

16 luglio 2016

Lo Street Food fenomeno dell’anno: abbiamo sentito l’ideatore in Italia, Maurizio Cimmino, Ceo To Business

La domanda sorge spontanea: “Perché  ormai ogni giorno, sfogliando i più importanti quotidiani, si trovano pagine intere di pubblicità e spazi editoriali dedicati a promuovere  lo street food?.”

 Le risposte sono diverse: la prima é che si potrebbe trattare di un nuovo modello di business. Poi, perché si tratta di grandi eventi di massa, di aggregazione, arrivati al momento giusto. Infatti, la crisi sociale attanaglia le grandi metropoli e la difficoltà dei tanti giovani che non lavorano hanno  prodotto una popolazione molto numerosa che non può più andare a cena al ristorante, freguentare le pizzerie, le birrerie, non può più permettersi di uscire e spendere tutte le sere.

 Questa opportunità, che solitamente presenta eventi accompagnati da concerti, musica dal vivo, sempre gratuita offre l’opportunità di gestire le poche risorse disponibili, trascorrere più serate in compagnia e divertirsi con gli amici. 

Un mondo fatto di operatori specializzati in questo tipo di attività itinerante provenienti da tutta Italia (alcuni anche dall’ estero) presentano mezzi personalizzati (i famosi track) attività varie, dalle cucine viaggianti alle  friggitrici in movimento, dalle griglie roventi fino a spillatrici di birra  in quantità.

La qualità di questo cibo di strada,  preferiamo chiamarlo cosi, solo perché il cibo di strada come nella storia e nella cultura della nostra cucina di tradizione regionale rappresentava il vero punto di riferimento per degustare alcune specialità  molto particolari e originali come i trippai a Firenze, le Tigelle a Modena e cosi via, in tutte le zone delle stivale, in un’immensa sagra di paese, mentre per questa tipologia moderna la qualità resta un punto interrogativo.

 Un aspetto da non tralasciare, una missione di controllo che dobbiamo affidare agli organizzatori che selezionano gli espositori. Noi, infatti, vogliamo il successo di questi eventi di street food, ma non attraverso il ripetersi di una movida urbana che offre ai giovani prodotti scadenti, di qualità di gran lunga inferiore agli standard che i giovani non meritano. Eventi che quasi sempre si svolgono nelle aree dismesse, recuperate al  degrado delle principali città italiane, come a Torino, tutte zone post-industriali dove una volta sorgevano le grandi aziende dell’ auto, e poi via di seguito Milano, Roma, Bologna, Napoli Genova con le aree intorno al Porto, dove il fenomeno dello street food viene esaltato alla massima potenza.

 

Questi eventi, oltre a permettere a centinaia di migliaia di ragazze/i di trovarsi, dovrebbero produrre cultura gastronomica e non solo. Dovrebbero contribuire generare economia del territorio, anche se come ci dice Maurizio Cimmino, Ceo di Torino Business, il primo ad aver portato in Italia, attraverso la sua agenzia, il format che egli stesso ha visto in Inghilterra, a Londra,  qualche anno fa, producendo notevoli vantaggi per l’intero indotto e per il mondo del lavoro, precario e non, dando occupazione anche se per periodi brevi a migliaia di persone, e permettendo alle numerose piccole imprese artigianali del nostro paese di uscire dai propri confini, facendosi conoscere a livello nazionale.

 

Continua Cimmino:” il rischio della nascita di modelli simili sta proprio nell’ emulazione, nella faciloneria di organizzare, mentre per noi é molto importante consolidarci, diventare sempre di più il punto di riferimento dello street food, offrire servizi e garantire una selezione sempre più qualificata degli espositori. Noi abbiamo scelto centotrenta artigiani, ma disponiamo di un database di oltre cinquecento specialisti.

Su un punto ci troviamo molto in sintonia, prospettiamo a Maurizio Cimmino l’ idea di identificare nelle periferie delle aree che possano diventare un luogo permanente, dedicato esclusivamente a questo modello di aggregazione urbana. Lui si trova molto d’accordo, perché permetterebbe agli stessi organizzatori di sviluppare dei miglioramenti alle zone dedicate agli eventi, di investire attraverso sponsor privati nei servizi dedicati che vanno dai parcheggi ai servizi igenici, dagli spazi per organizzare conferenze ed eventi all’ interno della locatio alla miglioria dei servizi generali per gli espositori, per gli artigiani. Tutto questo porterebbe inevitabilmente ad una più alta qualità delle specialità preparate live e ad una somministrazione più pulita e giusta.

E poi, particolare non da poco e un nostro obbiettivo lavorare dodici mesi all’ anno, questo permetterebbe di diversificare, noi stiamo presentando a breve un modello di street food esclusivamente dedicato al cibo vegano, ai vegetariani, non ci fermiamo alla sola proposta attuale.

 

Al momento dichiara Cimmino non riceviamo nessun contributo pubblico,ci tengo dirlo facciamo tutto con le nostre risorse e attraverso gli sponsor, il mio e quella dei miei collaboratori e un percorso che arriva dal mondo della comunicazione, della radio.

 

Adesso lo street food sta riscontrando un buon successo in tutta Italia, e Cimmino e una delle persone che, più di tutte, sta contribuendo al successo di questo fenomeno, con oltre trenta eventi organizzati nell’ ultimo anno, non ci resta che credergli, seguire da vicino la crescita, dare impulso anche attraverso la narrazione di questi eventi e come obbiettivo della nostra missione controllare la qualità, del cibo,le modalità di somministrazione, e individuare le idee migliori per offrire sempre di più un prodotto di livello. Luigi Massimo Pavanello. 

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