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Ambiente

Legge n. 30 2022: un’opportunità non ancora sfruttata per i Piccoli Produttori Locali

03 novembre 2022

Torino – Lo scorso primo aprile, nel silenzio quasi totale degli organi di stampa e dei media, é stata approvata una legge particolarmente delicata per il mondo dei piccoli produttori agroalimentari. La legge n.30 del 2022, infatti, istituisce una nuova denominazione ed etichettatura per le piccole realtà produttive tipiche: il Ppl, acronimo per “Piccole Produzioni Locali”.
Dal punto di vista dei principi generali, si tratta di un provvedimento auspicato da tanti piccoli e microproduttori d’eccellenza, che praticano un’agricoltura naturale ma per i quali, allo stesso tempo, risulterebbe difficile affrontare le difficoltà imposte dalla burocrazia nazionale ed europea per le altre certificazioni.

La legge definisce il Ppl come un prodotto locale, molto specifico nel suo processo produttivo e limitato nelle quantità produttive. Si tratta di un provvedimento che, come detto in precedenza, apre la strada a nuove possibilità per i piccoli produttori ma che, ad oggi, é ricco di criticità.

La legge n.30 2022 non prevede, ad oggi, quantitativi definiti di produzione per rientrare all’interno della certificazione. Il concetto di “piccolo” viene dunque lasciato totalmente al l’interpretazione. Altro punto dolente, a nostro avviso, la possibilità di vendere i prodotti a marchio Ppl solo all’interno della provincia di produzione. Si tratta, a nostro avviso, di un limite non commisurato alla realtà presente, in cui anche i piccolissimi produttori cercano di essere presenti ad eventi fieristici e a conferenze al di fuori della propria regione, dove un pubblico di appassionati e amanti del cibo sempre più vasto cerca prodotti che potrebbero rientrare all’interno della disciplina del Ppl.

Infine, non si trovano ancora tracce, a mesi dalla promulgazione della legge, del concorso indetto dal Ministero per la realizzazione del logo unico del Ppl e della creazione degli uffici competenti all’interno delle aziende sanitarie locali. Il provvedimento, dunque, rappresenta un’opportunità ad oggi non sfruttata per i 5 milioni di piccoli e micro produttori agricoli italiani.

Il Governo Draghi, con questo provvedimento, ha lasciato una traccia su cui lavorare per lo sviluppo e la semplificazione delle pratiche per le  piccole aziende agricole, ma spetta al nuovo esecutivo, a nostro avviso, migliorare la situazione e renderla a misura dei produttori, anche per mettere in pratica in modo virtuoso, come auspicato anche da Carlin Petrini, il concetto di sovranità alimentareLuigi M. D’Auria

 

 

 

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