Torino – É in corso di svolgimento, presso il centro congressi Lingotto di Torino, la settima edizione del Festival dell’Acqua, che si svolge per la prima volta nel capoluogo piemontese. Il Festival, organizzato e promosso da Utilitalia in collaborazione con Smat, si chiuderà nella serata di venerdì 23 settembre con la proiezione del film “Marcher sur l’eau”, presentato allo scorso festival di Cannes.
La cittadinanza e gli addetti ai lavori hanno risposto presente, riempiendo gli spazi del Lingotto per tutti e 14 i convegni del festival. Diversi eventi hanno visto anche una presenza superiore alla capienza della sala, uno stimolo in più per gli organizzatori per continuare a stimolare la cittadinanza e gli addetti ai lavori su queste tematiche, magari anche tornando a Torino nelle prossime edizioni.
L’interesse per le tematiche dell’acqua, rimasto sopito dopo l’inconcludente referendum del 2011, é letteralmente esploso dopo le situazioni di grave emergenza che si sono verificate in tutto il Paese negli ultimi anni. La siccità della scorsa estate, certamente connessa con i cambiamenti climatici, ha anche messo in luce, tuttavia, la giungla amministrativa e burocratica che paralizza la filiera dell’acqua italiana.
Ciò su cui i comitati per l’Acqua Pubblica non hanno messo l’accento, infatti, sulle gravi problematiche di gestione dell’acqua, con le perdite e l’inefficienza della nostra rete idriche. Anche a livello amministrativo, la privatizzazione degli ultimi decenni é stata solo parziale, portando ad una situazione con oltre duemila società tra pubbliche, private e partecipate, tra cui rientrano anche gli antichi Consorzi di bonifica di epoca giolittiana e fascista, le cui competenze non sono state armonizzate alle esigenze contemporanee.
Nonostante il governo Draghi abbia finalmente affrontato il problema dell’acqua, inserendo nel Pnrr la realizzazione di nuovi bacini idrici, riteniamo che siano necessari altri provvedimenti urgentissimi, da attuare già dal prossimo governo, per sanare diventata insostenibile e livello ambientale e legislativo.
Più che ad una nazionalizzazione occorrerebbe, a nostro avviso, pensare ad una gestione ragionata del bene pubblico, che porti alla dismissione delle aziende non efficienti e a una maggiore collaborazione fra quelle che operano con buoni livelli qualitativi. Serve subito un piano straordinario per la messa in sicurezza delle parti più antiquate della nostra rete idrica e, inoltre, armonizzare la gestione con controlli da parte dello Stato. Su questo fronte il lavoro negli ultimi anni é stato minimo: la proposta di istituire un commissario alla revisione della rete idrica, circolata negli scorsi giorni, potrà essere efficace solo se si accompagnerà alla creazione di un apposito nucleo di forze dell’ordine dedicate al problema dell’acqua, che potrebbe venire creato all’interno della struttura dei Carabinieri Forestali.
La situazione ambientale e idrogeologica del nostro paese richiede, al più presto, un cambio totale di paradigma nella gestione dell’acqua e per farlo servono interventi forti e rapidi. Con un livello di perdite attestato al 40% e con i furti sempre più numerosi (l’acqua é certamente il bene pubblico che viene rubato più di frequente in Italia), oltre che con una situazione climatica delicata, non si può più fare a meno di lavorare per l’acqua. Luigi M. D’Auria