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Scoperchiamo la pentola

Ingannati due terzi dei Consumatori USA. Nuova battaglia del Consorzio Parmigiano Reggiano

12 dicembre 2015

Ingannati due terzi dei Consumatori USA. Nuova battaglia del Consorzio Parmigiano Reggiano


Roma – Ancora una volta il Consorzio del Parmigiano Reggiano é in prima linea nella lotta all'”Italian Sounding”, questione ancora aperta negli USA e oggetto anche dei negoziato TTIP tra UE e Stati Uniti.  Dopo aver denunciato alla Commissione Europea – davanti alla quale ha parlato pochi mesi fa il direttore dell’Ente, Riccardo Deserti- un fenomeno che colpisce il Parmigiano Reggiano con 100000 tonnellate di prodotti con il marchio  “parmesan” e in confezioni che richiamano l’Italia, il Consorzio mette ora sul piatto gli esiti di una ricerca (sviluppata da Aicod) che evidenzia la situazione ingannevole che pesa sui consumatori americani.

I dati non lasciano dubbi, al proposito. Per il 66% dei consumatori statunitensi, infatti,non é affatto generico – come sostengono, invece, le industrie casearie americane – ma identifica un formaggio duro con una precisa provenienza geografica, che il 90%degli intervistati indica senza alcun dubbio nell’Italia.

“Abbiamo mostrato due confezioni di “parmesan” made in USA – spiega il direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Riccardo Deserti – di cui una senza richiami all’Italia e l’altra con evidenti richiami al Tricolore. Già nel primo caso il 38% degli intervistati ha indicato il prodotto come italiano ma la situazione é apparsa ancor più grave di fronte alla confezione caratterizzata da elementi di “Italian Sounding” (citiamo la bandiera tricolore e opere d’arte italiane): in tal caso, il 67% degli acquirenti pensa di trovarsi di fronte ad un prodotto italiano”. 

“Un inganno evidente, che ci stupisce, perché nella Grande Mela dovrebbero essere molto attenti nel contrastare le frodi e le contraffazioni, specie alimentari, che danneggiano milioni di consumatori”. Sono queste le parole del Presidente del Consorzio, Giuseppe Alai:” Il fenomeno negli USA colpisce decine di milioni di consumatori e costituisce un grave pregiudizio nel l’incremento delle nostre esportazioni e, conseguentemente, un danno anche per i nostri produttori”.

Esportazioni che limitano il Made in Italy e la qualità di un settore cui non possiamo fare a meno perché, proprio il sistema dell’agroalimentare, del food e dei Vini possono rappresentare insieme al turismo la carta da giocare per rilanciare il nostro Paese e far invertire la rotta anche a settore in cui siamo meno competitivi. A parlare chiaro, ancora una volta, sono i numeri: gli USA si collocano al terzo posto (dopo Germania e Francia) nella classifica delle esportazioni di Parmigiano Reggiano. Negli Usa, nel 2014, sono giunte 6.597 tonnellate di Parmigiano Reggiano, il 17% dell’export totale (44.000 tonnellate). Questa quantità sembra destinata ad aumentare e potrebbe esplodere se il prodotto italiano fosse protetto e riconosciuto.

“La battaglia aperta in sede di negoziati TTIP – afferma Alai – non sarà certo facile, perché negli USA ci sono 100.000 tonnellate di prodotto illegale in base alle leggi europee sulle Dop, ma non secondo la legislazione americana”.

“Una delle chiavi di volta per sconfiggere il “Parmesan” – conclude Alai – potrebbe essere proprio questa ricerca, che presenteremo a Bruxelles a inizio 2016, che dimostra gli enormi danni per i nostri produttori, titolari della Dop più contraffatta, imitata ed evocata nelle denominazioni dei prodotti americani”. Luigi Massimo Pavanello

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